Il mio corpo
di Michele Pennetta
genere documentario – durata 82 minuti – Italia, Svizzera 2020
“Il mio corpo”: la capacità di riconoscersi per non rimanere soli, la voglia di essere altro ma non necessariamente altrove.
Oscar – poco più che bambino – recupera la ferraglia per suo padre che si occupa di rivenderla. Passa la sua vita tra le discariche abusive dove i rottami sedimentano. Agli antipodi, ma giusto accanto, c’è Stanley. Fa le pulizie nella chiesa del villaggio in cambio di ospitalità e un po’ di cibo. Coglie la frutta nei campi e accompagna il bestiame al pascolo, solo per tenere occupato il suo corpo venuto da lontano. Tra Oscar, il piccolo siciliano, e Staney, il nigeriano, nessuna similitudine apparente, salvo il sentimento di essere stati buttati in pasto al mondo, di subire lo stesso rifiuto, la stessa ondata soffocante di scelte fatte dagli altri.
BIGLIETTO SALA VIRTUALE: POSTO UNICO € 5,90
APPROFONDIMENTO
Marco Bolsi per sentieriselvaggi.it
È un invito ad ascoltare quello che ci viene fatto da Michele Pennetta ne Il mio corpo, presentato in anteprima italiana ad Alice nella città e vincitore del premio Raffaella Fioretta. Ascoltare cosa? Innanzitutto ciò che non si può percepire direttamente, un linguaggio che scorre al di sotto della parola e che riempie con la sua presenza tangibile lo spazio circostante arrivando a saturarlo.
Pennetta mette in scena una narrazione che prende forma quasi parallelamente alla fase di scrittura e che quindi è molto libera nei confronti della storia e dei personaggi; che si affida a un realismo estraneo allo sviluppo sistematico di dinamiche e traiettorie; e che è autentico nel soffermarsi su queste due esistenze che condividono un destino di privazioni e solitudine. Entrambi abbandonati dalle loro madri, vorrebbero evadere da un presente che nel suo ciclo perpetuo di albe e tramonti – prezioso il lavoro sulla fotografia di Paolo Ferrari – sembra già condannare questa generazione di giovani. E allora nelle corse di Oscar in bicicletta, con il vento che entra da sotto la maglietta gonfiandola e la velocità che aumenta fino a superare il tempo e ad annullarlo, si sente tutto il desiderio di libertà e di rivincita. La macchina da presa insiste sui corpi dei protagonisti, li segue, si avvicina fino a stabilire un rapporto di intimità e di condivisione; che culmina in un incontro fugace al chiaro di luna che sospende per un attimo la realtà e rischiara il volto di Oscar di una nuova luce.