17.00, 18.45, 20.40 e 22.30 Jimmy’s Hall. Una storia d’amore e libertà
Martedì 23 Dicembre
/ CINEMA ore 17.00, 18.45, 20.40 e 22.30
Jimmy’s Hall. Una storia d’amore e libertà
Di Ken Loach
Con Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott, Francis Magee
Drammatico, durata 105 min. – Gran Bretagna, Irlanda, Francia 2014
“Il nostro è solo uno spazio sicuro in cui possiamo pensare, parlare, ridere, ascoltare, imparare, ballare… Venite a vedere con i vostri occhi cosa stiamo facendo, non abbiatene paura”
Nel 1921, il peccato di Jimmy Gralton (Barry Ward) è stato quello di aver costruito una sala da ballo a un incrocio di campagna, in un’Irlanda sull’orlo della guerra civile. La Pearse-Connolly Hall è un locale dove i giovani possono imparare, discutere, sognare… ma soprattutto ballare e divertirsi. Giorno dopo giorno, il locale diventa sempre più affollato e popolare, finché la sua fama di ritrovo di comunisti e liberi pensatori arriva alle orecchie della Chiesa e dei politici. Jimmy tocca con mano la povertà e l’oppressione culturale che affliggono la sua comunità, e l’attivista che è in lui prende il sopravvento.
Che tandem la penna di Laverty al servizio di un Ken Loach più che mai militante! La coppia di anglosassoni sforna un capolavoro dopo l’altro, dall’inizio del loro sodalizio a oggi. Il loro occhio è schierato, severo, rigoroso nelle ricostruzioni storiche senza diventare pedante; i loro film sono precisi come un manuale di storia ed emozionanti come Via col Vento. Lo sceneggiatore e il regista scatenano il loro amore per l’indipendenza irlandese proseguendo la vicenda de Il vento che accarezza l’erba. Otto anni fa ci avevano raccontato il vero e proprio moto rivoluzionario che nel 1921 aveva costretto il re inglese a riconoscere l’autonomia dell’Irlanda. In quest’ultimo film la storia riprende dieci anni più tardi, con un cuore ribelle che si oppone al fascismo cattolico. Il suono puro e inconfondibile delle cornamuse della rivolta è rimasto lo stesso. Il Jimmy del titolo, la cui unica colpa è appunto aver aperto una sala da ballo dove cultura e giustizia sociale non si piegano alla Chiesa cattolica, viene minacciato, ostacolato e accusato di comunismo. D’altra parte, se negli anni Trenta osavi alzare la voce, questa ridicola accusa andava per la maggiore. Al di qua e al di là dell’Atlantico, i comunisti venivano accusati di ateismo, promiscuità, fornicazione e cannibalismo di minori. Comunque la si voglia pensare a proposito del comunismo, che in Russia ha avuto sì conseguenze terribili, bisogna forse rivalutare lo spirito libertario che lo ha animato all’inizio del secolo scorso, tanto nell’est europeo quanto nei paesi anglofoni. Ken Loach, che spesso ha puntato il suo lucido obbiettivo sul mondo del lavoro, qui ritorna invece all’Irlanda novecentesca per scagliarsi contro l’ignavia di chi non sa da che parte stare e si nasconde dietro il potere costituito. Se nelle pellicole precedenti il cattivo era l’industriale, la spietata legge del profitto, e quindi il dio denaro, qui il bersaglio è forse ancora più attuale: il quieto vivere. Della Chiesa cattolica irlandese avevamo già conosciuto la crudeltà, ma ora l’oggetto della critica è più sottile. A ben vedere, i più insopportabili sono i padri e le madri dei giovani ribelli, che non riescono a nascondere l’amore per i propri figli e tuttavia non possono neanche accettare la pubblica vergogna davanti alla comunità religiosa. Quindi cosa fanno? Niente, si voltano dall’altra parte, o tutt’al più preservano l’onore famigliare a suon di frusta. Il buon Loach sembra dirci ancora una volta che la speranza di un futuro migliore è una menzogna inventata dai padroni per farci stare buoni e che la filosofia del “ma in fondo c’è chi sta peggio di me” regna sempre sovrana.
Federico Castelnovo per Recencinema.it
(Jimmy Gralton rimane ancora oggi l’unico irlandese espulso dal suo paese come “immigrato clandestino”, senza processo, nell’agosto del 1933)
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Ingresso
Intero € 7,00 • Ridotto € 6,00 per soci Unicoop Firenze