16.00 TEATRO: L’acqua cheta / 18.30, 20.15 e 21.45 Francofonia – Il Louvre sotto occupazione
Domenica 3 Gennaio
/ TEATRO ore 16.00
L’acqua cheta
Di Augusto Novelli
Edizione 2015/16
L’ACQUA CHETA è da ritenersi il capolavoro di Augusto Novelli, senza dubbio la commedia più conosciuta e più rappresentata nei teatri di tutta l’Italia del vernacolo fiorentino. Fu messa in scena per la prima volta al Teatro Alfieri di Firenze nel Gennaio del 1908 e fu replicata per 26 sere consecutive, dando il via alla rinascita del teatro dialettale fiorentino che fino ad allora era rimasto come fuoco sotto la cenere. Nel 2008 è stato celebrato il centenario del debutto.
L’ACQUA CHETA ha festeggiato ormai da tempo i 100 anni, infatti nella notte di capodanno del 1908 al teatro Alfieri di Firenze si festeggiava con un banchetto il grande attore Andrea (Dreino) Niccòli che si preparava a partire in America con la sua compagnia per una tournée. Il commediografo Augusto Novelli che si trovava a passare di là fu invitato sul palco a parlare e riuscì a persuadere l’attore a tentare la fortuna con un nuovo progetto teatrale: una commedia che portasse in America il teatro popolare in vernacolo, impegnandosi a scrivere un atto prima della partenza della compagnia. La commedia, in tre atti, debuttò il 29 gennaio, con il titolo “L’acqua cheta”. Fu un successo clamoroso, travolgente.
Da allora la commedia ha avuto innumerevoli rappresentazioni, sia come lavoro in prosa, sia come operetta (l’adattamento musicale di Giuseppe Pietri è del 1920) e nel corso della sua storia sulla scena ha subito un’evoluzione che ne ha modificato notevolmente la forma, il linguaggio e la stessa gerarchia dei personaggi.
Confermando le intenzioni del Novelli che voleva realizzare attraverso essa la propria idea di teatro popolare, il pubblico e le compagnie che nel corso degli anni l’ hanno messa in scena l’hanno fatta propria intervenendo sul testo, sulle scene e sui personaggi con tagli e aggiunte nate dall’improvvisazione degli attori e dal gradimento del pubblico, trattandola di fatto come un prodotto di cultura orale. Nella pratica teatrale oggi non esiste una sola “Acqua Cheta” ma tante e diverse. E come con ogni lavoro di cultura popolare ci troviamo di fronte da un lato a un gran numero di varianti che la rendono proteiforme, dall’altro a delle consuetudini nella rappresentazione delle singole scene così note ed amate dal pubblico che, per quanto non siano “scritte”, non è privo di rischi intervenire su di esse per modificarle o rinnovarle.
Alla luce di queste considerazioni questa commedia così leggera ci appare carica di sensi diversi, ma soprattutto ci sembra averne uno su tutti: quello di rappresentare per i fiorentini- e forse anche per i non fiorentini- quella Firenze (com’era bella…) che hanno conosciuto o di cui hanno sentito raccontare, che esisteva “prima”. Prima dei turisti, prima dell’alluvione, prima della grande guerra… in ogni caso “prima” di un qualche disastro che le ha cambiato i connotati.
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con le specialità preparate dai ragazzi coordinati da Matteo Alessi
APERICINEMA • ingresso al film + aperitivo = € 12,00
/ CINEMA ore 18.30, 20.15 e 21.45
Francofonia – Il Louvre sotto occupazione
Di Aleksandr Sokurov
Con Louis-Do de Lencquesaing, Benjamin Utzerath, Vincent Nemeth, Johanna Korthals Altes
Drammatico, durata 87 min. – Francia, Germania, Paesi Bassi – 2015
Doppiaggio in italiano di Umberto Orsini
Francofonia è un’opera in bilico tra il documentario e la fiaba, una pellicola che dovrebbe farci riflettere sulla guerra in atto adesso nel nostro mondo, che non salva le opere d’arte non perché preferisce salvare gli uomini, bensì perché ha perso la speranza nel genere umano…
Dentro l’umanesimo, oltre il film: Aleksandr Sokurov ibrida art pour l’art e linguaggio. Un capolavoro urgente.
Il regista Alexandr Sokurov (già vincitore del Leone d’oro nel 2011 con Faust), intreccia i destini di due uomini eccezionali: nemici sulla carta ma legati da un rapporto che sarebbe errato definire amicizia; erano piuttosto uniti dalla volontà di salvare qualcosa che li accomunava sotto il nome di “Europa”. Perciò furono spinti a collaborare, a tralasciare i rapporti conflittuali tra i loro Paesi, ad andare oltre il presente della distruzione, fino a solcare i mari della bellezza.
Siamo in piena guerra, esattamente nei giorni a cavallo tra il 27 e il 28 settembre 1938 e, oltre ai problemi causati dall’occupazione tedesca di Sudetenland, ve ne sono altri forse apparentemente trascurabili per chi si trova a schivare bombe e a sbarcare il lunario, ma non trascurabili dalle persone che hanno vissuto il primo conflitto conteggiando, assieme all’esosa perdita di vite umane, anche l’irrimediabile scomparsa di opere d’arte di inestimabile valore. Questo amore sconfinato per l’arte e la voglia smodata di assicurare un lascito alle generazioni future creano una fitta rete di complicità in grado di salvare, almeno in parte, quella bellezza.
Che poi, ne è davvero valsa la pena? Emergono tra i bisbigli del documentario scene in cui la nave che trasporta il ‘tesoro’ sta per affondare, ma l’equipaggio potrebbe salvarsi, se solo gettasse in mare quelle opere. Ma no, c’è qualcosa nell’essere umano che si ostina a proteggerle, forse non è prettamnete la parte romantica, piuttosto si direbbe quella dominante di chi vuole sconfiggere il tempo, afferrare tra le beghe dei secoli un uncino che urli ‘Esisto anche io! Non ora, ma ci sono stato e sono stato grande’. Quella nave così imponente sembra fin troppo somigliante alla Zattera della Medusa di Gericault: stessa prospettiva triangolare, stessa altalenanza tra le onde, ma Gericault è arte, mentre il filmato cerca di salvare l’arte…
Con una fotografia dettagliata e un savoir faire quasi fiabesco, animato dai fantasmi di Napoleone e Marianne, i quali rivendicano l’uno la paternità del Louvre (creato di fatto per elogiare le sue conquiste durante le campagne belliche), mentre l’altra è una continua eco di Libertè, Fraternitè, Egualitè, Alexandr Sokurov incolla insieme i tasselli di una storia dimenticata, mettendo poi sull’altro piatto della bilancia il trattamento ricevuto dall’ex Unione Sovietica, di cui invece furono ignorati musei, opere d’arte, opere letterarie, musicali e d’altro genere, solo perché riassunti sotto l’etichetta dell’Est.
Si ammirano nei minimi dettagli i lasciti di Assiri, Egizi, francesi… e di tutti loro in fondo non rimane che uno sguardo, quello in cui guardiamo ansimanti in cerca di una risposta, in cerca di una voce che ci dica da dove veniamo, chi siamo, dove andremo.
Francofonia è un’opera in bilico tra il documentario e la fiaba, una pellicola che dovrebbe farci riflettere sulla guerra in atto adesso nel nostro mondo, che non salva le opere d’arte non perché preferisce salvare gli uomini, bensì perché ha perso la speranza nel genere umano, in ciò che ha fatto nei secoli passati e in ciò che potrebbe fare in quelli futuri.
L’uomo non rispetta la bellezza, non riesce a vederla, non sa più legarsi all’ombra del ricordo, cercare tra le pieghe delle sculture o baciare con gli occhi le pennellate seccatesi su una tela. Abbiamo perso il senso di essere custodi della bellezza, custodi di un patrimonio che ci appartiene ma che non siamo in grado di decifrare.
Francofonia, realizzata in co-produzione col Museo del Louvre, è stata presentata alla 72ma Mostra del Cinema di Venezia.
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Ingresso
Intero € 7,00 • Ridotto € 6,00 per soci UniCoop Firenze e correntisti Banca di Cambiano