Ore 17,00 – 19,00 Searching for Sugar Man + 21,30 Tutti i rumori del mare
Ore 17,00-19,00 Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul (Svezia – Gran Bretagna 2012 – ’86) -DOC– v.o. sottotitolata in ita
Ore 21,30 Visioni Off: “Tutti i rumori del mare” di Federico Brugia (Italia 2012 –’124)
Non ha un nome e nemmeno un’identità, il traghettatore di merci e persone presso un’organizzazione criminale che ‘commercia’ giovani donne cresciute negli orfanotrofi dell’Est. Ha però un passato, cancellato come in un libro di Pirandello, e una sveglia ‘muta’ puntata sulle sette che lo coglie sveglio un minuto prima delle sette. Gratificato in denaro per l’efficienza e la discrezione, si fa carico di un nuovo incarico, Nora, una giovane donna da consegnare e poi avviare alla prostituzione. Ma le cose questa volta andranno diversamente e l’uomo senza nome infilerà la vita, deviando la strada e (ri)trovando la via di casa.
Opera prima di Federico Brugia, Tutti i rumori del mare è un noir di pochi gesti e interminabili attese. L’attesa che qualcosa accada, forse l’amore, nella vita di uomini e donne che vivono ad Est dell’anonimato delinquenziale e umano. Da troppi anni il ‘fu’ di Brugia è morto e rinato a una vita sempre uguale, una vita che aspetta soltanto una consegna da portare, un posto dove andare, senza fare domande, senza farsi domande. Come il Titta di Sorrentino (Le conseguenze dell’amore), l’uomo senza identità, interpretato da Sebastiano Filocamo, alloggia in un albergo, questa volta abbandonato e senza il conforto di un ospite da incontrare. Non ha hobby, non ha passioni, soltanto routine, un game over sul Nintendo e un amico di cui sente il dolore senza sentirsi. Perché lui scansa odio e amore, elude il dinamismo emozionale, tralascia il dissenso e il senso del ‘corpo’, lui non può permettersi la vita ma solo la sopravvivenza che scorre lungo geometrie asettiche, luoghi essenziali, spazi grandi e aperti che hanno perso i colori e accumulato silenzi opprimenti. Brugia desatura il paesaggio ungherese procedendo verso la scarnificazione e la rarefazione antinaturalistica e lasciando che sia un vetro a condizionare lo sguardo, il vetro di un finestrino dell’auto, quello di una finestra di albergo, di una porta o di una vetrina. L’understatement di Filocamo, la sua pura oggettività, ‘portatrice’ e testimone di morte, sposa bene il teorema spaziale ed esistenziale di un’opera che tende all’astrazione. Le ambiziose (forse troppo) inquietudini metafisiche del film non mancano di dichiarare, senza esplicitarla, una riflessione sociale intorno al drammatico traffico di esseri umani che in Italia ha trovato e trova una domanda fortissima (e desolante) di prestazioni sessuali femminili. Formalmente bello e radicale, Tutti i rumori del mare soffre una certa programmaticità, che decifra e ‘risolve’ le esistenze sospese dei personaggi, inibendo ogni passaggio a livelli di interpretazione ulteriori. L’epilogo cancella allora tutte le ambiguità della storia e del genere, risultando assolutorio almeno per il protagonista e il biondo Thomas di Benn Northover. Nell’esordio di Brugia trova posto ma non significato il cameo di Rocco Siffredi, probabile amante ‘da appoggio’, e Malika Ayane, improbabile dark lady di un noir immaginato. Credibile, sofisticata e preziosa è invece la sua voce sui titoli di coda e i grovigli dell’uomo che non (c’)era.